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Daniel Young&co ci dicono Where To Eat Pizza

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Probabilmente ne avrete gia’ sentito parlare, e se siete amanti della pizza – da quella Napoletana a quella New York style, senza delimitazioni geografiche o di “genere” – non potete non averla. Stiamo parlando della nuova guida Where To Eat Pizza, pubblicata (in inglese) da Phaidon e curata da Daniel Young, che con il suo sito Young&Foodish e’ diventato un punto di riferimento per gli amanti della buona pizza – e non solo, dagli spaghetti ai felafel – nel Regno Unito.
La guida – che inizialmente non doveva dare nessun premio o punteggio, fornendo “soltanto” indirizzi collaudati pressoche’ in ogni angolo del mondo, dall’Australia al Giappone – riporta ben 1.705 pizzerie in 48 Paesi, selezionati da 121 regional experts (nazionali o, come per l’Italia, gli USA e qualche altro paese, per singole regioni e citta’)  con il contributo di 956 pizza informants (tra cui anche chi scrive).
Insomma, uno strumento immancabile per sapere dove andare a mangiare una buona pizza a colpo sicuro o quasi (mettete in conto diverse abitudini nazionali e pure qualche questione di gusto soggettivo, ma insomma se non avete un amico esperto di pizza in ogni angolo del mondo vi tornera’ utile!).

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Ma chi e’ Daniel Young? Da dove nasce la sua passione per la pizza? E, secondo lui, che “disegno” emerge da questo grande lavoro di ricognizione che lui e i suoi collaboratori hanno fatto nel mondo della pizza globale? Gli abbiamo fatto qualche domanda:

Quando sei diventato un “pizza addict”? C’e’ stato un momento di “illuminazione”, un assaggio che ha cambiato le cose, che tu ricordi? Ho sempre amato la pizza, per quanto possa ricordare. Da quando avevo 7 anni, mio padre ci portava da Luigino’s Pizzeria alla Napoletana, un famoso covo di celebrita’ nel theatre district di Manhattan. Ogni centimetro delle pareti era coperto con foto autografate delle star di Broadway e di Tin Pan Alley, di cui io non ero in grado di riconoscerne nemmeno uno. Quello che ricordo di piu’ sono le grandi bolle nere sul cornicione e la mozzarella sciolta che colava e mi bruciava il palato. Non credo di aver mai mangiato una pizza migliore di quella, nemmeno a Napoli. Ma il fatto che con me ci fosse mio padre, ormai scomparso, incide molto. Adoravo godermi la pizza insieme a lui.

2) Qual e’, secondo te, la “rivelazione” del libro? Un posto o paese dove magari tu e i tuoi collaboratori non vi aspettavate di trovare cosi’ tante buone pizze? La prima cosa che mi viene in mente e’ l’incredibile popolarita’ della vera Pizza Napoletana in Giappone. Ma in effetti la rivelazione piu’ grande e’ che oggi possiamo trovare prodotti artigianali e ben fatti anche nelle piccole citta’, grazie alla “diaspora della pizza”.  Non piu’ solo a New York, Tokyo o San Paolo. Ora ci sono bravissimi pizzaioi che stendono a mano e lavorano con forni capoletani a legna anche in cittadine come Falstaff, Arizona (USA) e Ako, Hyogo (Giappone). La grande pizza non e’ dappertutto, ma puo’ essere dappertutto.

3) Che panorama emerge dalla guida a proposito della pizza italiana, secondo te?
Il “rinascimento” napoletano sta conquistando il mondo e questo riguarda la maggior parte dell’Italia. Fino a non troppo tempo fa, in gran parte d’Italia la gente voleva una pizza croccante come se fosse un biscotto. Ma adesso gli italiani al di fuori della Campania sono piu’ curiosi, e piu’ aperti verso la pizza soffice, da piegare, che si mangia a Napoli. Secondo me, una volta che avranno complettao il loro “percorso” molti sceglieranno una via di mezzo tra le due cose (un po’ piu’ croccante della Napoletana ma piu’ soffice della pizza tonda romana) e torneranno ai loro stili regionali. C’e’ anche una convergenza tra la pizza “gourmet” nata tra Veneto ed Emilia e la pizza al taglio di qualita’, d’autore, che si fa a Roma.

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Insomma, un gran bel lavoro che alla sua uscita, almeno in Italia, ha affrontato qualche vicissitudine. Alla fine, piu’ per esigenze editoriali che altro – ah, gli editori! – e’ saltata fuori anche una lista delle 20 migliori pizzerie del mondo, redatta non a cura di Young ma mettendo insieme i “voti” degli informants: chi aveva ricevuto piu’ segnalazioni andava in cima (al primo posto c’e’ Pepe in Grani di Franco Pepe, e la cosa non ci sorprende nemmeno un po’).

Lista che ha creato qualche malumore (in parte giustificato) tra collaboratori e pizzaioli e qualche grattacapo a Daniel Young, se volete leggete qui per farvi un’idea per quanto parziale visto che ancora non si capisce bene quali siano i veri motivi – tra cui, probabilmente, molte incomprensioni – per cui la presentazione in programma alla Reggia di Caserta sia saltata.

Niente drammi, pero’: si recupera il 7 giugno a Milano, con la presentazione organizzata da Identita’ Golose e ospitata da Alice il ristorante di Viviana Varese da Eataly Smeraldo.

Noi ci saremo,
naturalmente, e non solo per applaudire Daniel. Cogliamo l’occasione, infatti, grazie a Paolo Marchi, di presentare in anteprima il libro a cui abbiamo lavorato negli ultimi mesi, naturalmente a tema pizza. Per ora possiamo dirvi solo il titolo – La Buona Pizza, edito da Giunti – e poco piu’ ma presto avremo maggiori dettagli!

Ecco intanto la lista delle Best 20 pizzerias di Where To Eat Pizza, di cui 10 sono italiane:

1. Pepe in Grani
Caiazzo, Caserta
2. Pizzarium
Roma
3. 50 Kalò
Napoli
4. I Tigli
San Bonifacio, Verona
5. Pizzeria Bianco
Phoenix, Arizona
6. Pizzeria La Notizia
Napoli
7. Pizzeria Mozza
Los Angeles, California
8. L’Antica Pizzeria da Michele
Napoli
9. Pizzeria Fratelli Salvo
San Giorgio a Cremano, Napoli
10. Roberta’s
New York
11. Pizzeria Gino Sorbillo
Napoli
12. Saporè
San Martino Buon Albergo, Verona
13. La Gatta Mangiona
Roma
14. Bæst
Copenhagen
15. Bráz
San Paolo
16. Una Pizza Napoletana
San Francisco, California
17. Paulie Gee’s
New York
18. Pizzeria Lola
Minneapolis, Minnesota
19. Frank Pepe Pizzeria Napoletana
New Haven, Connecticut
20. Spacca Napoli Pizzeria
Chicago, Illinois

2 comments

  1. Un gran peccato non poter utilizzare la bellissima location della Reggia, ma sono sicura che sara’ un bell’evento, peccato non esserci (ma mi rifaro’ con il London Pizza Festival due giorni prima)

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