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Domino’s pizza, come far (quasi) ricredere un napoletano

Il colosso americano è sbarcato anche a Roma con vari punti vendita, e l’obbligatoria prova d’assaggio ha, per certi versi, sorpreso il nostro palato.

Può un giornalista enogastronomico, un amante della pizza, per di più nato a Napoli, cimentarsi con la prova d’assaggio di quella che pizza (nell’accezione più vera del termine) sembrerebbe non essere? Ebbene sì, perché è giusto parlare di qualità, ma diventare troppo settoriali o eccessivamente snob alla fine è deleterio. È sbarcato a Roma Domino’s, il colosso statunitense che in quanto a fatturato e numero di punti vendita non teme confronti, e nelle sue tre nuove sedi capitoline propone i “dischi di impasto” che gli hanno consentito di costruire il suo successo oltreoceano.

Non potevamo quindi esimerci dal provare la loro offerta invogliati anche dalla nuova zona arancione (nel Lazio), dall’obbligo di dover stare a casa e dal Delivery quale unico punto di contatto con la ristorazione. Se a tutti questi elementi aggiungete una allettante offerta (ogni pizza al prezzo speciale di €5,95 euro), capirete che la prova d’assaggio era inevitabile. Il sito ufficiale, ben strutturato e di facile navigazione, mette in evidenza scelte ed offerte: salta subito all’occhio la possibilità di personalizzare praticamente ogni aspetto della nostra pizza, dalla tipologia di impasto al cornicione ripieno, dalla scelta degli ingredienti alla porzione di pizza da farcire in modo piuttosto che in un altro.

Impasto “classico” all’italiana, la versione Pan pizza più soffice e drammaticamente unta o la Cheesy crust con cornicione ripieno, questo il punto di partenza per costruire la nostra pizza nel caso le tante scelte presenti in menu non fossero risultate invitanti. La meticolosa costruzione di ogni singolo aspetto è sicuramente accattivante e rappresenta un punto di forza di Domino’s, il pagamento può avvenire online o alla consegna, e una volta deciso l’ordine è possibile monitorare ogni singola fase del processo di “creazione” della pizza, dalla presa in carico alla cottura, passando per il controllo qualità e la consegna.

Il rider giunge a casa spaccando il secondo, le pizze sono contenute nell’iconico involucro in cartone con tanto di logo di Domino’s che fa molto “iuessei”, la temperatura è giusta e le pizze scelte, tutte con impasto classico (Cheeseburger, Bbq chicken, Parmigiana e 4 formaggi) si presentano bene dal punto di vista estetico.

La nostra prova d’assaggio parte con i due gusti inediti: la Cheeseburger ricrea al palato il sapore atteso, il gusto è quello del classico panino che a tutti noi è capitato di provare almeno una volta da McDonald’s, l’inattesa presenza della cipolla è un tantino invasiva ma nel complesso il risultato finale è divertente; stessa cosa accade con la Bbq chicken, anch’essa dominata da una cipolla semi cotta che tende a sovrastare gli altri ingredienti, ma anche in questo caso le aspettative sono confermate.

Si ok, tutto chiaro, ma l’impasto? Quella di Domino’s è una pizza o qualcosa di simile? L’aspetto forse più sorprendente è proprio rappresentato dall’impasto, che di certo non vi catapulterà in via dei Tribunali a Napoli ma che comunque si difende (soprattutto quando è caldo). Una buona croccantezza del cornicione, un impasto non gommoso e neanche troppo sottile, ci permettiamo nel complesso di preferire questo tipo di pizza ad alcune sottilissime e secche versioni che si possono trovare nelle pizzerie turistiche, una sorta di stratificazione di pane carasau da far rabbrividire.

Le due pizze classiche sono ancora più godibili: la Parmigiana in realtà è una margherita completata da pezzi di melanzana mezza grigliata mezza cotta al forno, ma che nel complesso risulta piacevole, la 4 formaggi è per distacco la vincitrice della serata, con un gusto accattivante, un comfort food a tutti gli effetti che vale ampiamente i soldi spessi. Certo, non è assolutamente una pizza paragonabile a quelle dei maestri napoletani e italiani, ma capendo il contesto risulta più che dignitosa.

Il giudizio finale? Meglio di una pizza appiattita al mattarello o di una surgelata, non al livello di una napoletana o una gourmet, ma nel complesso un ottimo compromesso tra gastrofighettismo e necessità, prezzo e gusto, convivialità (considerando il costo e il tempo d’attesa può essere la soluzione per cene improvvisate tra amici) e digeribilità: si, perché la pizza va valutata comprendendo anche la digestione, e la notte trascorsa senza incubi o sete da passeggiata nel deserto ha confermato che Domino’s merita ampiamente la sufficienza.

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