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Giotto, i capolavori di Marco Manzi a Firenze

Siamo state a trovare il pizzaiolo ischitano nella nuova sede fiorentina per provare montanarine, pizze classiche e sperimentazioni ben riuscite.

Risale a maggio scorso l’arrivo in centro – centrissimo anzi, proprio davanti a Santa Maria Novella – di Marco Manzi con la seconda sede della sua pizzeria Giotto (3 spicchi Gambero Rosso in entrambe). E così, grazie anche all’apertura a pranzo, alla prima occasione utile trovandomi in trasferta a Firenze sono finalmente andata a provare le pizze di Marco a “casa” sua, dopo averlo incontrato in varie occasioni come la sua partecipazione a Pizza Chef Emergente 2018 e alla Città della Pizza , dalla prima edizione di Stand Up Pizza nel 2018 alla “casa” e al talk sulla carne nell’edizione 2022 dell’evento romano.

Ischitano, Marco è arrivato nella città toscana per seguire la sua compagna e nel 2016 ha aperto la prima sede di Giotto (che all’epoca proponeva anche cucina, da cui l’insegna Pizzeria-bistrot) in via Veracini, in zona Novoli, rilevando un locale preesistente piuttosto semplice supportato anche dal suocero e da altri familiari. In pochi anni, grazie a bravura e determinazione e pur senza sovrasposizione mediatica, si è fatto conoscere e apprezzare ed è riuscito ad arrivare nel cuore del capoluogo con un locale decisamente più ambizioso e curato senza però snaturare la proposta di pizza napoletana contemporanea molto ben fatta: 100 coperti interni che si snodano anche lungo il bancone con forno e pass, tra pareti scure e dettagli di design in oro, e una ventina all’esterno, sul retro che affaccia proprio sulla piazza della celebre chiesa, nei locali che in precedenza ospitavano La Dantesca.

Il menu, ben studiato e non eccessivamente ampio (ma con alcuni “special” presentati su un foglio a parte) prevede una serie di sfiziosi antipasti fritti e non tra cui frittatine, arancini di riso, polpette al sugo e il Cono Luciana, cono di pizza fritta ripieno di crema di friarielli, polpo alla luciana e tarallo napoletano. A seguire le pizze classiche (Marinara, Margherita& Co, tra i 7 e i gli 11 euro), le più amate (tra cui la Ischia con fiordilatte di Agerola, rucola fresca, prosciutto crudo di San Daniele, scaglie di Parmigiano Reggiano Dop 24 mesi, olio extravergine d’ oliva Fontana Lupo e la Giotto con pomodorino del piennolo del Vesuvio Dop, provola di bufala Dop, funghi porcini, scaglie di provolone del monaco Dop, basilico, olio extravergine d’ oliva Fontana Lupo, tutte tra i 10 e i 14 euro) e le più gustose: dalla Carbonara 2.0 messa a punto con lo chef campano Rocco De Santis, due stelle Michelin al Santa Elisabetta (con fiordilatte d’Agerola, Parmigiano Reggiano Dop 24 mesi, crema all’uovo, guanciale croccante, tartufo nero grattugiato, olio extravergine d’oliva Fontana Lupo (16 euro) alla Bronte con fiordilatte d’Agerola, Parmigiano Reggiano Dop 24 mesi, mortadella di Bologna Igp, ricotta di bufala campana, pesto puro di pistacchio, granella di pistacchio di Bronte, limone grattugiato, olio extravergine d’oliva Fontana Lupo (15 euro). Se al tavolo si è tutti d’accordo, su può scegliere la modalità degustazione con le pizze servite una alla volta già tagliate in spicchi nel numero dei commensali – dettaglio molto intelligente! – con un sovraprezzo di due euro a pizza ben giustificato dalla prolungata permanenza al tavolo. Per accompagnare, non manca una bella selezione di vini, birre e Champagne.

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Ecco quello che abbiamo assaggiato noi (ero accompagnata da due amiche): abbiamo scelto il tris di montanarine chiedendo però di farcele tutte uguali, con la buonissima polpettina al sugo sopra all’impasto leggero e non unto, e uno degli antipasti fuori carta: il babà bagnato nel brodo con crema alla zucca e crumble al Pecorino, un po’ sbilanciato sul dolce ma perfetto nella consistenza del lievitato che si è gonfiato senza appesantirsi diventando anzi ancora più soffice. Marco ci ha mandato al tavolo anche un assaggio – graditissimo! – di una delle ultime creazioni nata nuovamente dalla collaborazione con De Santis in occasione del recente Ischia Safari: Da grande voglio essere un filetto al pepe verde”, impeccabile impasto cotto al padellino e reso croccante con stracciatella di bufala, tartare di manzo, crema al pepe verde, polvere di brace e olio al carbone, divertente e golosa reinterpretazione del classicone anni ottanta.

A questo punto ci siamo “limitate” a due pizze: una Classica Marinara davvero molto buona, con pomodoro San Marzano Dop Gustarosso, origano, aglio, basilico e olio extravergine d’oliva Fontana Lupo, mentre tra le più amate abbiamo scelto la Aenaria, dall’antico nome di Ischia: fiordilatte d’Agerola, Parmigiano Reggiano Dop 24 mesi, ristretto di pomodorino giallo, ristretto di pomodorino rosso, pesto di basilico al mortaio Rossi, olio extravergine d’oliva Fontana Lupo, in un insieme davvero ben riuscito ed equilibratissimo e anche molto bella da vedere. Non siamo riuscite ad andare oltre ordinando un dessert ma siamo uscite dal locale per nulla appesantite anche se sazie. Decisamente un indirizzo da segnare in centro a Firenze!

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