- Autore: luciana squadrilli
- Data: 16 Febbraio 2018
- Categoria: Pizze, Recensioni
Il Blind Pig a Roma, focacce e cocktail fino a tardi
Era una delle aperture romane più attese, non solo per gli amanti della pizza – anche perchè c’è pure la mano di Stefano Callegari – ma anche da quelli della birra, dello Champagne, dei cocktail e in generale delle cose buone. Perchè il Blind Pig – ultima creatura di Marco Pucciotti, già socio di Stefano per Sbanco e di molti altri interessanti indirizzi a Roma e a Londra – mette sotto lo stesso tetto tutte queste cose. E alla grande.
Siamo in zona San Giovanni, ormai vero e proprio “territorio d’elezione” per i locali di Marco. Un ampio spazio precedentemente occupato da un locale dimenticabile, è diventato un curioso mix tra uno cocktail bar, una pizzeria e una birreria. Il nome – che era già stato usato in precedenza da un pub in cui era stato coinvolto lo stesso Pucciotti – rimanda alla tradizione degli speakeasy, i bar clandestini dell’epoca del proibizionismo (detti anche blind pig o blind tiger) tornati di moda da qualche anno.
Ma qui alle mode non ci si fa troppo caso e di clandestino non c’è nulla, tanto che la porta verde molto british, senza insegna e a cui bisogna suonare per entrare, è poco più che uno sfottò e contrasta con le ampie vetrine da cui si può vedere chiaramente quello che accade dentro.
Il punto forte del locale – che richiama molto alla mente i locali londinesi di tendenza – è il bancone del bar, o meglio la bottigliera alle sue spalle colma di distillati (e altri ne stanno arrivando). I soci di Marco in questa avventura sono infatti Mattia Ria ed Egidio Fidanza, giovani e fantasiosi bartender che dopo aver lavorato in alcuni locali della città hanno deciso di lanciarsi in questa avventura. Ma a dar man forte al progetto sono intervenuti quasi tutti gli altri soci e amici di Marco: l’impasto delle focacce è stato messo a punto proprio da Stefano Callegari, i topping (decisamente gourmet) ideati da Marco Mattana e Matteo Baldi di Epiro e realizzati da Alessio Angelino, giovane cuoco che aveva già lavorato proprio nel ristorante di piazza Epiro.
Oltre ai cocktail – piuttosto elaborati e decisamente creativi, ma ci sono anche i grandi classici a richiesta – ci sono birre artigianali alla spina e vini e Champagne sia al calice sia in bottiglia. In quest’ultimo caso, a “firmare” la selezione di bollicine francesi è Remigio, la champagneria in zona Tuscolana. Diversi poi gli sfizi con cui accompagnare il bicchiere o ingannare l’attesa delle pizze: dalle ottime pallotte cacio e ovo ai goduriosi poc corn di maiale (cotenna di maiale croccante con maionese al lime).
Ma concentriamoci sulle pizze, o meglio sulle focacce: dall’impasto alto e “importante” (ogni focaccia nasce da una “pallina” di 500 grammi ed è pensata per sostenere topping “pesanti”), vengono portate in tavola divise in spicchi conditi singolarmente, secondo lo stile “gourmet”. Piuttosto soffice dentro ma ben croccante all’esterno, strizza l’occhio all’idea del Trapizzino ma invece di essere farcito dentro è appunto condito sopra; un’idea che a mio parere funziona benissimo con i condimenti più ricchi e avvolgenti, mentre in quelli più semplici rischia di rimanere un po’ slegato e anche non facilissimo da mangiare vista l’elevata “masticabilità”.
Il menu delle focacce infatti è diviso tra le “finte classiche” – Margherita, Marinara e Napoli di cui riprendono gli ingredienti di base ma in maniera decisamente sui generis – e le Gourmet.
Tra le prime abbiamo assaggiato la Margherita (con pomodorini gialli, mozzarella di bufala e spuma di basilico, 10,5 euro) e la Marinara (con pomodorini secchi conditi con olio, aceto, sale, origano, peperoncino, aglio e capperi, chips di aglio, origano fresco e olio, 9,5 euro), più strong ma che mi ha convinta di più.
Tra le Gourmet invece abbiamo fatto diversi assaggi e personalmente mi sono piaciuti tutti.
Davvero squisita l’Insalata di Porchetta, con porchetta del Pork’n’Roll, arance, olive, finocchio, olio e sale (12,5 euro), un condimento saporito e ricco senza essere pesante che avvolge lo spicchio.
A me è piaciuta molto anche la Mare e Monti, con battuta di manzo, misticanza cotta e maionese ai ricci di mare (15,5 euro), raffinata e gustosa.
Semplice ma strepitosa, poi, la Rotolando verso Sud: stracciatella di burrata pugliese, alici di Sicilia e polvere di arance di Calabria, un mix esplosivo! (12,5 euro).
Infine, dopo aver abbondantemente bevuto – tutti cocktail, io ho provato il Volare (rivisitazione dell’Aviation con Gin Beefeater infuso in violetta e malva, limone, acqua di cetriolo e sciroppo di lemongrass, decorato da un palloncino giallo) e un ottimo Milano-Torino – e aver assaggiato anche i dolci, tutti declinati in chiave alcolica (brownie al rum, cheesecake di frutta e gelatina di mirto e whiskymisù), Marco ci ha portato in tavola un ultimo assaggio salato, accompagnato da un buonissimo amaro pugliese (!), l’Amaro Margapoti.
L’Uomo che Fissa le Capre (chi coglie la citazione cinematografica?) ha un topping molto intenso e davvero squisito a base di erborinato di capra selezionato dalla Formaggeria di Francesco Loreti, Radicchio, pere e nocciole.
Chiusura perfetta per una serata impegnativa ma molto interessante.