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Il Delivery di Urbis Pizzeria, ovvero la buona pizza a casa tua

Nel suo locale di recente apertura al Pigneto, Diego Porfiri propone una pizza che si ispira alla napoletana e fritti croccanti

Rosso, arancione e giallo: sono i colori che purtroppo stanno caratterizzando il nostro vivere quotidiano, tra regole e restrizioni, paure e attese. Ma anche in momenti del genere resto un ottimista alla ricerca di opportunità e capacità d’adattamento. Se volessi descrivere il mio attuale stato d’animo, restando in ambito cromatico, direi rosso o bianco.
Nel senso che mai come in questi giorni mi sto dedicando alla pizza, rossa o bianca che sia, piatto a cui sono legato in maniera viscerale e che troppo mi è mancato lo scorso inverno. La preparo a casa, la mangio a pranzo fuori quando possibile e la ordino in Delivery per gustarla comodamente seduto sul divano alla ricerca dell’ennesima serie da scoprire.

Vivendo da molti anni al Pigneto, qualche giorno fa ho fatto una ricerca relativa ai nuovi nomi interessanti in zona, e l’occhio è subito caduto su Urbis Pizzeria. Ne avevo letto su un paio di siti di settore a proposito di impasti interessanti, meticolosa stagionalità e ispirazione di stampo napoletano. Al forno c’è Diego Porfiri, originario dei castelli romani e proprietario del locale, che lavora con estremo puntiglio gli impasti: farine di tipo 1, temperatura del forno leggermente più bassa rispetto a quella utilizzata dai colleghi napoletani, il tutto per donare maggiore
croccantezza alla pizza
. La pizzeria, situata in Via Isidoro di Carace, a pochi metri da una delle insegne storiche del quartiere, la trattoria “Qui e Magna”, ha subito riscontrato il parere positivo della clientela di zona, conquistata dalle proposte del giorno, dai fritti molto croccanti e da una buona carta delle birre.


Il Delivery della pizza è, a mio modesto avviso, un campo minato: anche quando vivevo a Napoli non amavo ordinare la pizza da mangiare a casa perché quella tipologia di impasto si rovina in pochi minuti. A Roma però con la scoperta della pizza al taglio, più idonea al trasporto, mi capita spesso di optare per questo tipo di scelta. Dovendomi nuovamente confrontare con un impasto alla napoletana ero davvero curioso di testarne la qualità, e quindi vincendo le mie remore ho telefonato e comunicato le mie scelte. Nel menu ci sono i grandi classici, dalla Margherita
(7 euro) alla Diavola (10 euro), passando per la Marinara (6 euro) e una serie di pizze di ispirazione laziale per quel che concerne i prodotti: tra queste la Mandrakata (13 euro) con mozzarella, cicoria e guanciale, e la Capocciona (10 euro) con fior di latte, broccoli, salsiccia artigianale e peperoncino.
Come sovente mi capita di ripetere, quando provo una nuova pizzeria difficilmente mi allontano dai classici, sia per la pizza che per i fritti, che restano il banco di prova più probante per un pizzaiolo. Questa volta mi sono concesso una licenza poetica, optando per la Napoli 2.0 (11 euro) con fior di latte, filetti di pomodoro biologico dell’agro-pontino, alici, capperi e olive taggiasche.

Prenotazione telefonica concordata per le 19.30 (trascorrere più tempo a casa sta modificando anche gli orari dei miei pasti), e con piacere sento suonare il citofono con un paio di minuti di anticipo.
Pagamento alla consegna, pizza conservata nel classico contenitore di cartone, i fritti messi a parte in un sacchetto.

La necessità di dover fotografare la pizza e la fissazione per le temperature mi ha fatto vivere alcuni momenti di terrore, una scarica adrenalinica scaturita dal mix tra professionalità e ossessione, che ho fortunatamente gestito ma che non auguro a nessuno, e mi ha fatto decidere di cambiare le mie abitudini e di dar quindi la precedenza all’assaggio della pizza e non ai fritti. La Napoli 2.0 è bella da vedere, per dimensioni e cornicione ricorda effettivamente la napoletana, anche se si percepisce subito dal colore, leggermente bruno, l’utilizzo di farine differenti dalla 00 prevista dal disciplinare.

Ancora calda, cotta in maniera uniforme, al morso è gustosa grazie al
piacevole abbinamento tra la dolcezza del pomodoro, la sapidità delle alici e dei capperi e l’avvolgenza del fior di latte. Il cornicione è del tipo che preferisco, nessun canotto gonfiato oltremodo, nessun bordo tipo pane: giusta grandezza, consistenza e densità.
Divorata (è il caso di dirlo) la pizza, passo ai fritti, che in questo caso seguono il mio solito approccio, quello classico, rappresentato dal Supplì (2 euro) e dalla Crocchetta (3 euro). Il primo ha una bella panatura, uniforme e non eccessivamente croccante, un ripieno umido ma non troppo e un buon sapore complessivo.

La Crocchetta, con patate, prosciutto cotto e provola, mi colpisce per la patata in alcuni punti granulosa, caratteristica che non ho capito
se ho apprezzato o meno. Più croccante del supplì, ha un buon sapore finale anche se si sente poco la provola, ma nel complesso è un buon fritto.

Se mi è piaciuta questa prima esperienza di Delivery con la pizza napoletana? Direi decisamente sì. A favore di Urbis giocano sicuramente la pizza di qualità, con buon impasto e ingredienti e cottura ottimale, e la relativa distanza casa-pizzeria, elemento da non sottovalutare, come ha fatto Diego Porfiri che ha infatti deciso di consegnare le sue pizze
solo nel quartiere, per poter assicurare la migliore esperienza possibile.

Urbis Pizzeria
Via Isidoro di Carace, 6
00176 – Roma
Tel. 392 494 8234 – 06 8391 2935
Sito http://www.urbispizzeria.it/
Facebook https://www.facebook.com/urbispizzeria

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