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festa del raccolto

La Festa del Raccolto 2024, filiera al centro

Quest’anno la Festa che Molini Fagioli dedica alla filiera del grano e della farina ha visto dei talk che ne ha ripercorso storia e valori. E poi tutti in piazza, per assaggi di pizze, pane e altro.

Artigianalità, esperienza, territorio e qualità: i valori alla base del molino agricolo Molini Fagioli – che avevamo incontrato già a Milano a Identità Golose – sono condivisi da un gruppo di attori parte di una stessa “famiglia”: la filiera, vale a dire tutti coloro che, dal campo agli scaffali (ma anche alla tavola), contribuiscono alla nascita di un prodotto. Proprio attorno al concetto di filiera – e all’importanza delle connessioni autentiche tra i diversi attori, appunto, ma anche con quelli di filiere “affini” e vicine, territorialmente e concettualmente – si è sviluppata l’edizione 2024 della Festa del Raccolto, appuntamento annuale – ma sempre in evoluzione e crescita – che ha visto due giornate di unità e
convivialità a Città di Castello, nel cuore dell’Umbria, dove ha sede ProAgri, la cooperativa di 95 soci che coltivano il grano poi trasformato in farina nella vicina Magione. E proprio l’Umbria dunque – anche grazie alla collaborazione con Confagricoltura regionale – è protagonista della filiera di Molini Fagioli, come ha ricordato Giorgio Agugiaro, presidente di Agugiaro&Figna, realtà a cui Molini Fagioli fa riferimento: “Con questa terra il nostro gruppo ha inaugurato un nuovo modo di fare impresa, stabile e collaborativo. OIRZ è creata a quattro mani con l’Umbria, e questo significa rispetto per la terra, per il cibo, per chi lavora in questa filiera e in questa regione”.

La Festa del Raccolto: i talk sulla filiera

Quest’anno la festa ha visto due momenti, anzi tre. Nel pomeriggio dell’8 luglio, ci siamo ritrovati nel bel Teatro degli Illuminati di Città di Castello per due talk presentati da Federico Quaranta, dedicati appunto alla filiera e alle filiere (come per esempio quella di Assoprol, produttori olivicoli dell’Umbria, presieduta e rappresentata da Marco Viola che con la sua azienda produce splendidi extravergine).

Dai grandi sistemi all’esempio concreto e virtuoso del progetto “OIRZ” – Origine Italiana Residuo Zero, la prima e unica farina in Italia certificata appunto a Residuo Zero, frutto di una produzione, 100% umbra, che ha portato alla creazione di una filiera locale interamente certificata – di Molini Fagioli. La prima, anche, che certifica non solo il processo ma anche e soprattutto il risultato, come ha sottolineato nell’interessante intervento Michele Fino, professore di Diritto all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, partendo dalla definizione della filiera stessa – “Esistono i singoli, poi le associazioni” di singoli lavoratori, settoriali, per così dire “e, infine, le organizzazioni interprofessionali, la forma giuridica della filiera, quella stessa forma che l’UE incentiva e tutela” – e dall’importanza del confronto e della collaborazione tra i suoi attori, soprattutto in un’organizzazione interprofessionale, come quella a cui ha dato vita Molini Fagioli, dove si incontrano agricoltori, trasformatori, artigiani: “In primis, attraverso l’organizzazione interprofessionale, i produttori parlano tra loro. Così
facendo possono fare strategia insieme. In secondo luogo, organizzazioni professionali come Molini Fagioli non danno garanzia solo sul processo di produzione, ma anche sul prodotto finale. Per dirla in maniera chiara, va bene che un prodotto sia italiano, ma se è a residuo zero e viene da una filiera
controllata, io mi fido molto di più”.

Dei vantaggi concreti della filiera, oltre alla garanzia data al consumatore finale, ha parlato anche Daniele Paci, agronomo e divulgatore, partendo dal concetto di dialogo fra i diversi attori: “Una filiera può risolvere, unita, un problema sempre vivo sul mercato, quello del rapporto qualità-prezzo. Con
tutti gli attori della filiera intorno ad un tavolo è possibile garantire la qualità del prodotto togliendo quei costi dall’equazione che nel complesso si rivelerebbero inutili, agevolando così il consumatore finale, che desidera prodotti di valore senza spendere eccessivamente”. Per esempio, una filiera unita ha più possibilità di investire e adottare strumenti all’avanguardia per la tracciabilità del lavoro e la risposta alle sfide del cambiamento climatico, come ha spiegato Raffaele Stupazzini di XFarm, che collabora con Molini Fagioli per l’innovazione e digitalizzazione dei lavori agricoli.

Dal campo alla tavola, dicevamo, e lo ha ribadito Alberto Figna, presidente di Alma, la Scuola di alta formazione in cucina, ricordando come il concetto di filiera, se pur recente, affonda
le radici nella nostra storia: “La nostra cucina italiana non è unica, è il risultato di tante cucine regionali. Proprio queste sono di per loro frutto di filiere virtuose. Senza un legame con il territorio infatti non si mangiava, la nostra filiera è stata per decenni frutto di necessità, un concetto da sempre vivo nella tradizione gastro-culturale italiana”.

La Festa del Raccolto: gli Zero d’Avanguardia

E infatti, se la nuova farina OIRZ Unica è dedicata a chi vuole impastare a casa, a completare il progetto OIRZ ci sono i tanti brand ambassador Molini Fagioli, co-protagonisti di queste giornate: pizzaioli, panificatori e pasticceri che hanno deciso di usare queste farine e di farsene in qualche modo testimonial, certi del loro valore e delle loro qualità. Sono gli Zero d’Avanguardia, che proprio a Città di Castello hanno dato il benvenuto ufficiale a diverse new entry da tutta Italia, tra cui alcuni nomi che abbiamo conosciuto e visitato di recente: dal calabro Daniele Campana al romano Alessandro Santilli di Frumentario, e al pugliese-fiorentino Antonio Cappadocia di Pizzagnolo.

Chiamati sul palco del teatro per l'”investitura ufficiale” da Daniele Belletti, direttore commerciale di Molini Fagioli, e Salvatore Vaccaro, presidente del Comitato di Controllo del Movimento Lo Zero d’Avanguardia, hanno anche applaudito al vincitore del premio Zero d’Avanguardia Award 2024, andato al Vecchio Granaio di Umbertide.

La Festa del Raccolto: gli assaggi in piazza

La sera, ci si è ritrovati tutti nella bella piazza cittadina per una serata di vera festa, aperta a un pubblico locale numeroso e interessato. Tanti gli assaggi – tra la piazza e il cortile interno di un antico palazzo – di pizze, pane, dolci, salumi, formaggi e piatti (come quelli preparati dallo chef Paolo Trippini) accompagnati da vini e birre artigianali umbre e dai cocktail a cura della Florence Cocktail Week. Tra le tante cose assaggiate citiamo la buonissima pizza in teglia con la ‘nduja di Daniele Campana, la Margherita di Mario Cipriano de Il Vecchio e il Mare, la squisita teglia con i pomodorini di Ora Forneria di Bastia, i tanti pani conditi e farciti di Brutti ma Buoni di Osimo e i Biscotti del Papa di Andrea Sacchetti, biscotti di Prato glassati al Vinsanto ideati dal padre Paolo Sacchetti della pasticceria Nuovo Mondo per la visita del Papa in città qualche anno fa.

La Festa del Raccolto: dal campo al pane!

Il giorno dopo, invece, tutti in campo per assistere alla mietitura di uno dei campi da cui nasce la farina OIRZ, sotto al sole con tanto caldo ma anche tanto entusiasmo e ulteriori assaggi!

Mentre io e alcuni colleghi ci siamo distaccati dal gruppo per spostarci nel vicino Borgo di Celle, incantevole relais nella campagna umbra, per una masterclass dedicata al pane, alle lievitazioni e alla farina tenuta dal bravissimo Giuliano Pediconi: l’occasione per scoprire ancora altri segreti dietro agli impasti, a cominciare dall’importanza del grano. Sostenitore e “testimonial” di OIRZ, Pediconi vorrebbe ancora uno step ulteriore – che magari arriverà: quello di scrivere sull’etichetta della farina la varietà di grano specifica utilizzata, in modo da farne conoscere le caratteristiche a chi la utilizza e a valorizzarne le specificità. Un po’ come succede per il vino, in cui ognuno di noi ha imparato a riconoscere, o quanto meno a conoscere, le differenze tra i diversi vitigni e scegliere il preferito per ciascuna occasione.

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