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La Masardona, pizza fritta (anche) a colazione

Quando, poco piu’ di un anno fa, chiedemmo a Enzo Coccia di accompagnarci alla Masardona dopo essere stati in giro (al freddo) fino all’alba per scattare le foto per il libro, pensavamo che avremmo dovuto ingannare l’attesa per almeno un paio d’ore, magari dormendo in macchina. E invece no, alle 8,00 ci presentammo alla friggitoria in via Giulio Cesare Capaccio trovandola gia’ in piena attivita’. E noi, infreddolite e affamate, non ci tirammo indietro davanti a un battilocchio – la versione “mignon” della pizza fritta, ricavata da un solo disco ripiegato su se stesso invece che due sovrapposti, il cui nome pare si riferisca agli americani allampanati che venivano qui nel Dopoguerra  – fumante e profumato.IMG_20161220_120557-01.jpegMa che ci fa una friggitoria aperta di prima mattina? Chi si sognerebbe di fare la prima colazione con ricotta e cicoli? Beh, molte persone in realta’ e anche a noi non e’ dispiaciuto. Ma a quanto pare a Napoli l’abitudine di mangiare pizza fritta di prima mattina non e’ cosi’ rara, per lo meno dalle parti del centro storico. Cosi’ abbiamo deciso di tornare per farci raccontare la cosa da Enzo Piccirillo e dai suoi figli Cristiano e Salvatore. Alle 10,30 di mattina li troviamo abbastanza tranquilli da poterci dedicare un po’ di tempo e noi ci immoliamo nuovamente a qualche assaggio.

L’attivita’ della Masardona – dal soprannome della nonna di Enzo che diede l’avvio alla cosa – risale agli anni ’50 quando la signora inizio’ a fare pizze fritte la domenica mattina fuori alla porta di casa (esattamente di fronte a dove si trova adesso il locale) con un fornello improvvisato, una pentola e quel poco che avanzava dalla spesa settimanale, per integrare i guadagni della famiglia. Un’usanza diffusa in tutto il centro storico e in questa via, ci spiega Enzo, tanto che le donne della strada si davano il turno e ognuna aveva il “suo” giorno. Alla Masardona spettava appunto la domenica, oltre alla tradizionale frittura di Capodanno di cui conservano ancora le fotgrafie, e gia’ allora tra i suoi clienti affezionati c’erano i lavoranti e i banchisti del vicino mercato di Porta Nolana che venivano da lei a rifocillarsi fin dalle prime ore del mattino, dopo l’arrivo del pesce. Con gli anni, ai clienti mattinieri del locale – che intanto si e’ spostato di fronte prendendo anche altre due locali, una sala con i tavoli aperta a tutti e una riservata per occasioni o ospiti speciali, e ha aperto pure una sede estiva a Ibiza – si sono aggiunti anche gli infermieri e i medici dell’ospedale Loreto o i parenti dei ricoverati, in cerca di un po’ di gioia dopo nottate difficili o prima delle visite. Oggi poi ci sono anche i turisti di tutto il mondo che hanno letto di questa bella e insolita abitudine su guide e riviste e vogliono provare l’ebbrezza di questa colazione “leggera” e salata; cosa a dir la verita’ spesso piu’ vicina alle loro usanze che alle nostre.


Ma c’e’ una cosa difficile da fargli capire: se gia’ normalmente e’ un affronto mangiare la pizza o gli spaghetti sorseggiando un cappuccino, con la pizza fritta proprio non si puo’ e certo i Piccirillo non hanno intenzione di mettere la macchinetta del caffe’ per assecondare questa perversa abitudine. Enzo ci racconta in particolare di un russo che insisteva per avere un cappuccino da accompagnare la sua pizza fritta: “Gli ho spiegato che la pizza fritta con cappuccino non ci sta bene, e alle sue rimostranze gli ho detto di provare con un bicchiere di Marsala: oggi e’ un’abitudine quasi scomparsa ma un tempo a Napoli e dintorni era proprio questo vino liquoroso l’abbinamento imprescidibile con la pizza fritta. Poco convinto, ha seguito il mio consiglio e alla fine mi e’ venuto a ringraziare. Era un giornalista e alla fine ha fatto conoscere ai suoi lettori questa tradizione!”.


Noi non ce la siamo sentita di fare altrettanto a prima mattina, ma ci siamo accontentate di un po’ d’acqua. In compenso, non abbiamo saputo dire di no a un battilocchio completo ripieno di ricotta, cicoli, provola affumicata, basilico e pepe, e pure uno in versione veganina con scarole saltate in padella con uvetta, pinoli e peperoncino, olive nere di gaeta e provola.

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E poi che fai, gli straccetti di pasta fritta con crema di cioccolato fondente artigianale non li provi?

Il “menu” – scritto alla lavagna davanti al banco con le friggitrici – offre pero’ una scelta decisamente piu’ vasta. Oltre a pizze fritte (a 4 euro) e battilocchi (3 euro) della tradizione, con o senza pomodoro, ci sono appunto le varianti “vegetariane” e quelle dell’innovazione (in entrambi casi mettete in conto un euro in piu’ sul prezzo) come la Angela con peperoni crudi sottolio, capperi, olive e provola o lo Scopone con porchetta Lucchese Venditti e provola, ma pure le fantasiose versioni “di pesce” con tonno o baccala’, che ricordano le freselle della tradizione campana, e una serie di sfizi fritti dai crocche’ alle frittatine di pasta, per chiudere con battilocchi o straccetti in versione dolce.

Da mangiare a qualsiasi ora del giorno, ma mai con il caffe’.

 

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