- Autore: Salvatore Cosenza
- Data: 11 Marzo 2021
- Categoria: Recensioni
La Vera Napoletana (moderna) a Roma
La Vera Napoletana a Roma: Salvatore Cosenza ci racconta questa pizzeria di San Giovanni di recente apertura che propone ottime pizze di stampo “moderno partenopeo”.
Si chiama La Vera Napoletana a Roma, ma in questa pizzeria del quartiere San Giovanni (Via Pandosia, 3) aperta nel novembre del 2019, non troverete la classica “ruota di carro”. La pizza infatti è ispirata alla scuola partenopea (e casertana) più moderna, con bordo pronunciato che crea un discreto effetto “canotto”.
Impasto maturato 24 ore, tra gli ingredienti pomodoro antico di Napoli, fiordilatte dei Monti Lattari, bufala campana, salumi di Nero Casertano e alici di Cetara. Presente anche qualche doveroso omaggio al territorio laziale, come il guanciale di Amatrice. I coperti sono una cinquantina (un po’ meno con le restrizioni), a cui si aggiunge una manciata di posti nel dehors esterno.
Partenza affidata ai fritti e, pur stando a Roma, coerentemente con l’insegna, al posto dei supplì avrete modo di scegliere tra diverse declinazioni di frittatine di pasta, montanare e soprattutto crocchè. Quelli farciti vengono serviti aperti a mo’ di jacket potatoes: panatura non troppo spessa, frittura leggera e sapore della patata gradevolmente presente, nonostante l’opulenza di condimenti come ricotta di bufala e alici, oppure guanciale, carciofi e pecorino.
Una ventina le di pizze, comprese alcune proposte del giorno. Siamo in due, nel dubbio se provare le classiche o quelle più creative, decidiamo in maniera salomonica, di dividerci una Margherita e una fuori menu molto invitante: culatello di Nero Casertano, cipolla rossa di Tropea e provola affumicata.
Per quanto riguarda l’aspetto visivo, non avrebbe sfigurato una “brunitura” più omogenea dell’impasto, che tuttavia risulta cotto: croccantezza appena percettibile che scongiura l’effetto gomma, alveoli presenti in un cornicione cavo e, com’è d’uopo, privo di parti crude all’interno.
Un pizzico di sale nel pomodoro e una foglia di basilico in più avrebbero dato un po’ di spinta alla margherita, comunque discreta. Molto gustosa invece l’altra, in cui la dolcezza della cipolla duella con la sapidità del culatello e gioca con i sentori affumicati della provola. Rispetto alla timida margherita, grazie a una migliore proporzione tra la parte farcita e il cornicione, il morso è decisamente più equilibrato e appagante.
Gentile omaggio finale: bombette di pasta fritta, con la più nota crema di cioccolato e nocciole. Prezzi leggermente inferiori rispetto alla media romana: si va dalla Marinara a 5 euro alle varianti più ricche che non superano i 12 euro.
In conclusione: un’alternativa da prendere in considerazione se si cerca questo tipo di pizza, in un quartiere dove, più in generale, gli indirizzi validi non mancano.