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Lioniello, diversamente napoletana a Milano

Siamo state a provare la sede milanese del pizzaiolo di Succivo, aperta a novembre scorso. E abbiamo amato tutto, dalle pizze ai dolci fino ai dettagli del locale.

Non sono mai (ancora) riuscita ad andare da Salvatore Lioniello nella sua premiatissima pizzeria a Succivo, vicino Caserta. Però, qualche tempo fa ho approfittato di una trasferta milanese per andare a provare le sue pizze nel locale che ha aperto a Milano nel novembre 2023: su trova in viale Friuli 46, zona Porta Romana, all’incrocio con via Comelico: 9 vetrine su strada (prima c’erano una pizzeria e un negozio di informatica) per un locale ampio, moderno e accogliente, con tanti bei dettagli che in parte replicano il locale casertano ma aggiungono ancora più comfort e rendono la visita ancora più piacevole (ma poi ovviamente ci siamo concentrati sulle pizze!): così, ci sono i pannelli in legno (che insonorizzano l’ambiente), le lampade contemporanee e le caratteristiche maioliche di Vietri in bianco e nero (i cui motivi sono ripresi dai piatti) firmate da Francesco De Maio, e il “logo” del pizzaiolo – il cappello, che indossa spesso – che ricorre spesso, dai tovaglioli al forno fino alla parete in fondo al locale.

Qualche altro dettaglio curioso ma anche funzionale, che ho apprezzato: i coltelli da pizza – comodissimi, ma purtroppo una rarità! – e l‘aggeggio elettronico per chiamare i camerieri al tavolo o segnalare esigenze specifiche, molto diffusi in Giappone ma che mai ancora avevo trovato in una pizzeria nostrana: meno eleganti del resto forse, ma anche questi molto comodi (anche se nella pratica poi abbiamo dovuto chiamare più volte “alla vecchia maniera” il gentilissimo ragazzo che ci ha serviti). Va detto che i coperti sono numerosi (110 in sala, 14 nel privé e 20 nel dehors nella bella stagione), con l 4 tavoli rotondi dedicati alle degustazioni in una zona separata e una saletta privé per massimo 14 persone al piano inferiore, dove ci sono anche la cantina – con vini campani e non solo, ma ci sono anche birre alla spina e carta delle acque, del gruppo Ferrarelle – e gli spazi di servizio, inclusi laboratorio e cucine.

Lioniello a Milano: il menu e i nostri assaggi


La carta delle pizze, a quanto leggo, ricalca quella di Succivo: ci sono gli antipasti fritti (crocché di patate e frittatina in due varianti), le Pizze Fritte, quelle Tradizionali (con condimenti più classici) e quelle della categoria battezzata da Salvatore e Michele Lioniello “diversamente napoletana”, che li contraddistingue, particolari nei condimenti e dall’impasto molto scioglievole e leggero (ma non esageratamente gonfio come mi aspettavo): tra queste la My Dad, vincitrice del Mondiale 2014, con salsiccia, provola affumicata e Parmigiana. Infine, ci sono le Stagionali – come la Carcioffolandia o la Nerano – e le Vegane, come la Mondiale Veg con la salsiccia di soia a sostituire quella di maiale. I prezzi delle pizze vanno dai sei euro della Marinara (e di qualche altra proposta) ai 16,5 delle pizze più elaborate.

Noi assaggiamo una classica e impeccabile Provola e pepe, e poi andiamo su due “diversamente napoletane: la Ritorno al Passato-Cosacca con ragù di pomodoro datterino, Pecorino Romano Dop e olio extravergine d’oliva Oro di Caiazzo, stesa più sottile: da un comuncato leggevo che dovrebbe essere in versione “ruota di carro”, sul menu non è specificato e non mi sembrava così tanto più larga della Margherita, ma comunque davvero eccezionale, la mia preferita della serata.

E infine “A casa rà nonna”; una montanara fritta e asciugata al forno, con un poderoso ragù napoletano ricco di pezzi di carne rinfrescato dai ciuffi di crema di latte di bufala e dal pesto trapanese, con del buon olio extravergine di Ortice (mentre ho trovato superfluo il basilico fritto, lo avrei preferito fresco su una pizza già così ricca).

Nonostante fossimo davvero sazi non abbiamo resistito a un assaggio di dessert e abbiamo fatto bene. Io in particolare ho apprezzato davvero molto il tiramisù nella versione contemporanea di una piccola “mattonella” a strati: davvero squisito, una rarissima interpretazione riuscita del dolce classico. Non ci hanno voluto dire di chi fossero ma, sempre da un comunicato realtivo all’aperura di novembre, leggo che dovrebbero essere del campano Salvatore Tortora.

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