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Pizza Bit Competition, seconda edizione

Si è svolta la sesta gara regionale per gli aspiranti Pizza Ambassador 2024 Molino Dallagiovanna: a Roma – dove siamo state in giuria – passano il turno Altamura, Della Rocca e Fusacchia.

Martedì 4 aprile il Lazio – e in particolare Roma, nella sede di A Tavola con lo Chef – ha ospitato la sesta delle nove tappe regionali di Pizza Bit Competition, la gara che Molino Dallagiovanna ha ideato e organizzato (in collaborazione con il Gambero Rosso) per trovare tra i pizzaioli professionisti di tutta Italia quelli più indicati a coprire il ruolo di “Dallagiovanna Pizza Ambassador 2024”, volto ufficiale del Molino per il settore pizza in Italia e nel mondo: non solo bravissimi pizzaioli dunque, ma anche profondi conoscitori degli aspetti più tecnici della materia e ottimi comunicatori.

A Roma si sono sfidati 15 dei 135 pizzaioli in lizza, e come già accaduto per la tappa campana (a cui aveva preso parte Alessandra) siamo state in giuria, o meglio questa volta ci sono stata io, insieme ad alcune colleghe, a due pizzaioli esperti (Luca Mastracci di Pupillo Pura Pizza e Roberto Ferrone di Al 384) e a Mattia Masala, preparatissimo tecnico del molino. I concorrenti avevano 20 minuti per preparare una Pizza Classica al Piatto – che rispecchiasse il loro stile e con condimenti a piacere – e la scheda di valutazione prevedeva punteggi per la ricetta dell’impasto, la presentazione del piatto finale, lassaggio ma anche per le doti comunicative e la professionalità (incluso il rispetto dei tempi e la pulizia della postazione) dei pizzaioli.

In ogni tappa regionale i tre migliori pizzaioli si qualificano per una delle 3 semifinali, in programma tra giugno e luglio in tre località turistiche (a Nord, Centro e Sud). Da ogni semifinale, poi, i primi tre pizzaioli accederanno alla finalissima di settembre presso la sede di Molino Dallagiovanna a Gragnano Trebbiense (PC) che decreterà il nuovo Ambassador.

In generale, abbiamo visto belle pizze: impasti quasi sempre riusciti e davvero ottimi, condimenti ora classici ora più creativi (più rischiosi, va detto) ma spesso ben modulati e con ingredienti interessanti (ci siamo meritati anche un pezzetto ciascuno di squisita salsiccia stagionata cilentana homemade come “souvenir”!) e tanta attenzione all’olio extravergine da quasi tutti i partecipanti, di cui ben tre pizzaioli erano anche produttori. Qualche altra curiosità: sarà stata la primavera, ma abbiamo visto un tripudio di “basi” verdi per quanto riguardava i topping (che fossero a base di pistacchio o di verdure), e c’è chi si è cimentato anche in “pose acrobatiche” per ovviare agli spazi non sempre adatti (non eravamo in pizzeria!), mentre qualche grana l’ha data il forno elettrico, determinando cotture non sempre omogeneee: ma è stato quantomeno un “handicap” comune.

Nel complesso è stata un’esperienza divertente e interessante, dall’atmosfera distesa nonostante la competizione, istruttiva (grazie soprattutto alle domande e ai commenti più tecnici dei giudici pizzaioli) e utile per conoscere qualche nome nuovo che meriterà una visita appena possibile.

A conquistare un posto per le semifinali nella tappa laziale, sono stati:

Alessandro Altamura della pizzeria Santo Bevitore Enoteca di Cassino – ma in realtà in procinto di trasferirsi in Valle d’Aosta con un progetto tutto suo – con la pizza Cuore di nonna, con vellutata di patate viola, baccalà, olive taggiasche, olio al basilico, una crema di cipolle, scalogno e porro e crumble al pepe nero. Di Alessandro abbiamo apprezzato soprattutto le grandi capacità comunicative e la tranquillità con cui ha affrontato ogni domanda – anche quelle cattive! – della giuria, e ha incassato anche qualche critica alla pizza.

Vincenzo Marco Della Rocca della pizzeria 3 Voglie di Battipaglia (SA) con la pizza Una romana a Battipaglia. Collaboratore di Valentino Tafuri, Vincenzo ha portato un impasto strepitoso frutto del lavoro del laboratorio cilentano, svelandoci tanti “segreti” interessanti dimostrando di aver bene appreso gran parte degli aspetti molto tecnici del lavoro di panificazione; la pizza era semplice e legata al territorio – con pomodorini gialli, alici, origano, mozzarella di bufala – ma calibrata in maniera eccellente, giocando sulla confusione che si fa spesso tra la “Napoli” (con pomodoro, capperi e filetti di acciughe, che a Napoli non esiste) e la “Romana” (con pomodoro, mozzarella, acciughe e origano, insomma una variante della Margherita).

Luca Fusacchia di BORDO – La pizzeria del Pigneto di Roma, che è stato il primo in gara rimpendo il ghiaccio con la giuria e co il forno e ha proposto la Amatriciana in giallo: pomodoro giallo del piennolo, fiordilatte tagliato a mano, pancetta arrotolata e poi in uscita Pecorino Romano, pepe in grani e olio extravergine. Una scelta di semplicità e sapori decisi che ha premiato, sposandosi molto bene con l’ottimo impasto “contemporaneo”, dal gusto un po’ rustico grazie alla presenza di una percentuale di farina integrale e Tritordeum (con orzo).

Vedremo poi cosa succederà nelle prossime tappe e nelle semifinali!

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