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Savoy Tokyo

Savoy, la pizza a Tokyo

Siamo state in uno degli indirizzi più acclamati della capitale giapponese, dove abbiamo assaggiate ottime pizze in perfetto NeapolitanJapanese style.

Oops!…I Did It Again. Ebbene sì: tornata finalmente in Giappone dopo tre anni di stop per la pandemia, ho trascorso alcuni giorni con amici (tra cui Amelia De Francesco, tra i contributor di POTR!) e oltre a fare il pieno di street food e fine dining giapponese non potevamo esimerci dal provare almeno una pizza a Tokyo, come faccio sempre quando vengo qui (in passato ho provato Capoli, Da Isa, e Studio Tamaki).

Questa volta ero molto indecisa ma ho deciso di seguire i consigli – ripetuti da un bel po’ di tempo – di un amico che vive in questa fantastica città, e abbiamo prenotato tre posti al bancone di Savoy Azabujuban, uno degli indirizzi di quella che è ormai una vera e propria catena con locali sia a Tokyo sia in altre città del Giappone: da quando, infatti, fu citata e ripresa nel popolare programma Netflix Ugly Delicious dello chef David Chang, la pizzeria è diventata super popolare e molto ambita.

Questo non vuol dire che si siano preferiti i numeri alla qualità. Il locale di Azabujuban è piuttosto piccolo, con interni ed esterni curati e una proposta che si divide tra due banconi e due binari: da un lato griglia e dall’altro pizza (se abbiamo capito bene: qui c’è sempre un po’ di mistero). Abbiamo scelto questo locale, completamente rinnovato da pochissimo, su indicazione del mio amico Francesco e per via del pizzaiolo specifico: Bun, che su Instagram – dove ogni sera immortala e ringrazia tutti i clienti facendo un rapido e simpatico resoconto della serata – trovate come @angie.mieux.

Simpaticissimo – anche prima di sapere che avessimo un amico in comune – ci ha chiesto se volessimo assaggiare le pizze una alla volta per godercele di più e abbiamo naturalmente detto di sì; godendoci nel mentre il suo one man show (dalla stesura peculiare, tutta giapponese, che vede il bordo quasi plissettato pur dando un risultato molto più regolare di quanto ci si aspetti, al condimento e alla cottura) e scambiando qualche parere con la coppia accanto a noi, a quanto pare clienti regolari e molto soddisfatti.

Le pizze in menu sono poche, ma più della diade Margherita-Marinara che molti siti ancora citano.

Oltre a un piccolo elenco di antipasti “Italian style” (inclusa mozzarella e prosciutto) e insalate, si può scegliere infatti tra Margherita, Marinara, Bianca e poi qualche proposta stagionale con ingredienti giapponesi. Noi, in tre, abbiamo deciso di provare senz’altro la Margherita – davvero ottima, per impasto e condimento – e poi concentrarci su queste ultime.

Prima quella con la carne: una Margherita a cui viene aggiunta una generosa cucchiaiata di quello che sembra uno spezzatino o brasato, o meglio una versione locale e scioglievolissima della genovese napoletana: è a base di Ozaki beef, pregiato mazo Wagyu proviente da un rinomato allevamento vicino Tokyo, con una salsa intensa e appena dolce, dove si avverte la presenza (no invadente) della cipolla, per un risultato molto gradevole ed equilibrato.

Poi quella con il tonno bluefin del Pacifico, da Yamanuki, di cui osserviamo con un po’ di timore la preparazione: sull’impasto steso, Bun mette fiordilatte, una crema beige non ben identificata (secondo noi una salsa tonnata) e una piccola quantitta di maionese (!). Inforna, e verso la fine della cottura – rapidissima come per tutte le pizze, meno del canonico minuto partenopeo – aggiunge una “polpetta” di tonno, che a noi all’inizio sembrava di carne. Quando tira fuori la pizza, la rompe con una forchetta rivelandone l’interno ancora molto rosato e spargendola un po’ su tutta la pizza, e poi aggiunge una generosissima manciata di erba cipollina gigante. All’assaggio si rivela deliziosa, per nulla stucchevole anzi ben equilibrata dalla maionese (in Giappone anche la maionese è di un altro livello, elegante e piacevolmente acidula: provare per credere, anche nei più banali egg sandwich).

A questo punto avremmo finito ma – siamo anime gemelle, io e i miei amici! – all’unisono scegliamo di saltare il dolce e provare una quarta pizza: per tutta la cena, infatti, avevamo osservato meravigliati gli enormi spicchi di aglio già sbucciati davanti a noi, che mano a mano Bun prendeva e affettava sottilissimi sulle sue Marinare con gesti rapidi e attenti, spandendolo bene sulla pizza che all’uscita del forno aveva un profumo irresistibile. E Marinara fu: strepitosa!

Le pizze costano tra i 1.650 yen (Margherita e Marinara) e i 3000 yen (per quella con il tonno), che al cambio attuale – favorevole – corrispondono all’incirca a 11-20 euro, cui vanno aggiunte le tasse e il servizio.

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